Palermo dopo l’omicidio Taormina: la politica fra retorica e realtà ignorate

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Un ragazzo è stato ucciso per aver difeso un altro. Palermo si è indignata. Ma poi? Dopo le lacrime, le fiaccolate e il lutto cittadino, sono tornate le solite parole: “Serve l’esercito”, “Più sicurezza”, “Mai più”. Frasi che suonano stanche, vuote, scollegate dalla realtà di una città che continua a ignorare le sue ferite più profonde.

Le periferie dimenticate

Mentre si invoca l’intervento militare nel centro storico, le periferie restano abbandonate:

  • Quartieri come Zen, Brancaccio, Uditore, Cep sono terra di nessuno, dove lo Stato è assente e la criminalità giovanile prolifera.
  • Nessun piano serio di riqualificazione, nessun presidio sociale stabile. Solo promesse, cicliche e mai mantenute.

La Polizia Municipale: pochi mezzi, poco incisiva

  • Mentre si inneggia all’esercito, il corpo di polizia municipale è sottodimensionato e mal coordinato. La classica storia della coperta corta. Un esempio? Ben 3-4 pattuglie presso i Quattro Canti a contrastare i velocipedi, e la sera ritornano gli scecco spritz a far da padroni della piazza.
  • I vigili urbani non riescono a contrastare nemmeno l’illegalità diffusa o a far rispettare le ordinanze spot che il Comune ha lanciato negli ultimi 3 anni. Citiamo quelle più note che dovrebbero togliere gli abusivi da via Maqueda, i tavolini entro la striscia bianca continua ma tutte puntualmente disattese.

Il centro come palcoscenico del degrado

  • Gli “scecco spritz” dominano le notti del centro, dal Cassaro ai Quattro Canti, da piazza S.Anna fino alla Cala.
  • Le moto elettriche illegali sfrecciano ovunque, guidate da ragazzini senza casco, senza regole, senza paura.
  • I controlli sono sporadici, le sanzioni rare, la percezione è che tutto sia tollerato.

Le moto elettriche illegali: simbolo del caos urbano

Palermo è invasa da micro-moto elettriche illegali, guidate da ragazzini senza casco, senza patente, senza regole.

  • Sfrecciano sui marciapiedi, tra i tavolini dei locali, contromano nelle ZTL, spesso in due o tre per veicolo.
  • Nessun controllo, scarse le sanzioni o almeno questa è la sensazione diffusa.
  • Questi mezzi, spesso acquistati senza omologazione, sono diventati il giocattolo preferito dei teppistelli, delle piccole bande” da centro storico, che li usano per pavoneggiarsi, fare video su TikTok e sfidare apertamente le regole.

Non è solo inciviltà ma anche arroganza, impunità, disprezzo per lo spazio pubblico.

Si invoca per l’ennesima volta l’esercito per presidiare le piazze, ma non si riesce nemmeno a fermare un ragazzino su una moto illegale. Palermo ha bisogno di verità, non di slogan. L’omicidio di Paolo ha mostrato il volto più crudele di una città che non protegge i suoi figli migliori. Ma la risposta non può essere solo emotiva. Serve una presa di coscienza collettiva.

Una proposta concreta: sequestrare i mezzi del degrado

Basta tolleranza. Se vogliamo davvero restituire dignità alle strade di Palermo, cominciamo a sequestrare tutte queste moto elettriche illegali.

  • Non omologate, spesso truccate, guidate da minorenni senza casco né patente, sono diventate il simbolo dell’arroganza urbana.
  • Il sequestro sistematico non è vendetta, è prevenzione: togliere il mezzo significa togliere potere a chi lo usa per sfidare le regole.
  • Serve una task force municipale dedicata, con poteri reali e mezzi adeguati, per intervenire ogni sera nei luoghi della movida e nei quartieri periferici.

E’ tutela dello spazio pubblico, della sicurezza, della convivenza civile. Se non si parte da qui, ogni indignazione resterà retorica. E ogni Paolo sarà solo l’ennesima vittima di una città che non ha il coraggio di difendersi.

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